Jim Courier: “Sinner è un killer che gestisce i suoi affari come un criminale. Ma mi piace”

«Sinner sembra un docile e calmo gattino, ma in realtà è un assassino e gestisce i suoi affari come un criminale». Parole - incredibilmente - di Jim Courier, l’ex numero uno del mondo che a Tennis Channel ha affidato il suo pensiero decisamente estremo, almeno nel lessico. Tutto nasce, ovviamente, dalla decisione del numero uno del mondo di liquidare in silenzio e con una certa brutalità il suo rapporto di lavoro con Marco Panici, preparatore atletico, e Ulises Badio, fisioterapista - a nemmeno un anno dal loro ingaggio. Panichi e Badio a loro volta avevano sostituito altri due ‘esuberi’, Umberto Ferrara e Giacomo Naldi, congedati dopo l’affaire Clostebol. «Sinner qualche anno fa ha licenziato Riccardo Piatti, avendo capito che il suo gioco doveva evolversi e che aveva bisogno di qualcosa di diverso», ha continuato Courier, oggi molto apprezzato nel suo ruolo di commentatore televisivo. «Per questo motivo ha deciso di assumere Simone Vagnozzi come allenatore principale, prima di aggiungere Darren Cahill al suo team pochi mesi dopo. Non ha paura di fare scelte audaci e in un certo senso mi piace il suo approccio».

Insomma, parole crude ma pensiero più raffinato. Per Courier, pare di capire, chi persegue con pragmatica rapidità e senza troppi sentimentalismi i propri interessi va apprezzato, ma forse Jim avrebbe potuto dosare meglio le parole, visto che la sua uscita ha creato sconcerto in un ambiente dove i nervi restano scoperti. Anche in conferenza stampa qui a Wimbledon è riaffiorato, ad esempio, il tema dei tre mesi di sospensione e di quanto Jannik si trovi a suo agio in uno spogliatoio che, per usare un eufemismo, non è stato tutto compatto nel manifestargli sostegno e comprensione. «Ormai la gente se l’è dimenticato», ha risposto gelido Jannik. «Hanno capito tutti che sono pulito». Uscendo però ha fulminato con lo sguardo l’autore della domanda.
Sentirsi dare, anche se in maniera figurata, del ‘malavitoso’, non può avergli fatto piacere, anche se l’intento come abbiamo visto non era quello di insultarlo. Nell’ambiente, va detto, una certa diffidenza per i tanti successi italiani alligna, perlomeno in alcuni malmostosi che ogni tanto mormorano (o postano) di un fantomatico “italian job” per quanto riguarda la gestione del caso Sinner. Non Courier, certo: Jim è un uomo d’onore. Ma a volte le parole sono davvero pesanti come pietre.
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